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  1. Robota - seconda parte

    L’avanzamento delle tecniche di manipolazione delle immagini biologiche, ebbe due sviluppi. Il primo fu l’esecuzione del codice delle immagini in una realtà virtuale. Gli individui duplicati venivano eseguiti o, per così dire, ‘risvegliatì, nell’elaboratore in una simulazione atta a fornire tutti gli stimoli e l’interazione necessaria al funzionamento del loro organismo digitalizzato. Si scoprì presto che la velocità di elaborazione non era importante, in quanto, sia il mondo simulato che il costrutto, “giravano” all’interno dello stesso sistema: un’eventuale rallentamento della simulazione coinvolgeva anche l’esecuzione del costrutto e, come conseguenza, dal suo punto di vista non veniva percepito alcun cambiamento. Questo permise di concentrarsi maggiormente sulla realisticità e sui dettagli della simulazione. Nonostante ciò, questa branca di studi, è attualmente bloccata da un problema che non ha ancora trovato soluzione.

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  2. Robota - prima parte

    Condannati i nove attivisti hacker del Comitato AntiRossum. Pubblichiamo questo articolo di approfondimento diviso un due parti, per far luce su cosa siano le tecniche di duplicazione della coscienza, e come queste si leghino con il mondo dello spettacolo e delle controculture cibernetiche.

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  3. Esplorazioni

    In questo capitolo racconto la storia di Hubel e Wiesel, insigniti del premio Nobel per le loro scoperte relative all’apparato visivo dei mammiferi. Il loro lavoro su basa su quella che mostrerò essere una concezione insostenibile della visione e degli altri poteri mentali intesi come processi computazionali che hanno luogo nel cervello. Il problema principale di una teoria computazionale è che essa presuppone erroneamente che la mente emerga da eventi che accadono nella testa. L’eredità di Hubel e di Wiesel va perciò messa in discussione.

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  4. Sul linguaggio

    Qualche scettico potrebbe obiettare che, anche se è vero che il linguaggio è uno strumento culturale collettivo, ciascuno di noi in realtà lo interiorizza. Questo è ciò che caratterizza il conoscere una lingua. Quando impariamo una lingua apprendiamo un sistema di regole che ci permette di pensare, di rappresentare e di ragionare all’interno di essa. Pensare, ragionare ecc., tutto ciò ha luogo dentro di noi. Il fenomeno del linguaggio, dunque, se correttamente compreso, non fornisce alcuna evidenza riguardo al fatto che la nostra mente non risiede nelle nostre teste.

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