Robota - prima parte

Ripubblico questo breve racconto sotto forma di articolo. È un racconto a cui tengo molto, perché contiene molti temi a me cari, sui quali ho avuto modo di scrivere.

Condannati i nove attivisti hacker del Comitato AntiRossum.

Pubblichiamo questo articolo di approfondimento diviso un due parti, per far luce su cosa siano le tecniche di duplicazione della coscienza, e come queste si leghino con il mondo dello spettacolo e delle controculture cibernetiche.

La condanna

Numerose le proteste per la severa condanna ai sei originali e tre replicanti del gruppo di hacker conosciuto come Comitato AntiRossum, arrestati sedici mesi fa, dopo la confessione di Sunij Idsyo, detto “Loop“, il primo del gruppo a venire catturato ed interrogato.

Ergastolo, obbligo a svolgere lavori socialmente utili ed astensione dall’uso di qualsiasi apparecchiatura informatica per i sei originali. Riprogrammazione per i tre replicanti. Oltre ad un’ammenda di circa due miliardi di euro, calcolati in base al numero stimato di replicanti manomessi direttamente, o da altre persone mediante gli strumenti informatici creati dal gruppo.

La manipolazione delle restrizioni applicate alla coscienza di un duplicato, è un reato informatico che viola la legge sul cyberterrorismo, che vieta a qualunque cittadino ogni tentativo di decrittazione di codici cifrati. Quando la violazione avviene sulla mente di un artista, le pene vengono aggravate dall’applicazione delle leggi sulla protezione delle proprietà intellettuali. Nonostante le condanne molto severe, questo tipo di violazione viene commesso quotidianamente su milioni di replicanti, utilizzando gli strumenti messi a disposizione dai vari gruppi di pirati informatici. Uno dei gruppi più sfuggenti è il cosiddetto Comitato AntiRossum, il cui nome si rifà ad un vecchio spettacolo teatrale del 1920: “I robot universali di Rossum”, di Karel Capek. L’opera, poco conosciuta, ha il primato di aver utilizzato per la prima volta il termine “robot”, parola che deriva dal ceco “robota”, ossia “lavoratore”, ma chiamato "schiavo" nei comunicati del comitato.

Hackers

Alcuni gruppi di hacktivisti, nel corso degli ultimi sedici anni, cioè da quando la duplicazione della coscienza diventò una tecnologia alla portata delle persone più benestanti, iniziarono a mettere in atto numerose azioni di sabotaggio contro le aziende informatiche che si occupano della duplicazione e contro i colossi che più beneficiano dall’uso dei replicanti. Il CAR, è sempre stato fra i più attivi, ed il loro approccio emulato frequentemente da altri gruppi. Si possono riconoscere due linee di azione seguite dal CAR. Nella prima, il tentativo di impedire l’utilizzo della tecnologia di duplicazione, nella seconda, l’intrusione informatica e la creazione di strumenti atti a rimuovere i blocchi installati nelle coscienze dei replicanti.

Noi non siamo contrari all’uso della tecnologia di duplicazione della coscienza, ma non possiamo accettare il modo in cui essa viene utilizzata attualmente. Un duplicato, o replicante, è un essere vivente senziente e cosciente, esattamente come il proprio originale. Tuttavia, gli viene imposta una vita subalterna e menomata. Vengono creati per copiare la coscienza di una persona quando è al suo massimo grado di efficienza, di creatività, e poi utilizzati per continuare a produrre per anni ciò che i loro originali non sono più in grado di produrre. Questo, al solo beneficio di chi trae profitto dal risultato del loro lavoro. Vengono usati come oggetti a causa del fatto che sono arrivati dopo, che sono delle copie di cui conosciamo bene la loro origine, mentre continuiamo ancora, come dei primitivi, a ritenere che la nostra abbia una natura ‘superiorè, ‘sacrà. Per questo motivo, noi continueremo a combattere per impedire questa pratica e, dove non possiamo farlo, a trovare modi per liberare queste persone dalla schiavitù, mettendoli a disposizione di chiunque.

Questa dichiarazione proviene da un comunicato, firmato “Collettivo 9 Giugno“, pervenuto alla nostra redazione pochi minuti prima del pronunciamento della sentenza di condanna.

La vicenda ha mosso, oltre alle prevedibili associazioni studentesche, sindacati indipendenti ed associazioni per i diritti dei replicanti, anche numerosi intellettuali e personalità dello spettacolo. Alcuni fra i più popolari artisti originali, hanno deciso di rilasciare tutte le proprie opere in pubblico dominio, violando così i contratti che li legano ai propri produttori e distributori. “è un’azione simbolica, che spero possa attirare l’attenzione della gente e che richiama la vicenda da cui tutto è iniziato.” afferma Ian Codag originale, leader dei famosi Lem.

Origini e controversie

Per comprendere meglio la situazione e come essa si leghi al mondo dello spettacolo, è necessario fare un salto indietro di vent’anni, quando venne realizzato e reso funzionante il sistema di duplicazione della coscienza.

Il dottor Shu Toog, Ph.D. in bioingegneria, ci spiega il funzionamento della procedura.

Il soggetto originale viene anestetizzato, dopodichè gli vengono iniettati dei composti che, una volta assimilati dall’organismo, permettono alle sue cellule di resistere a temperature molto basse, infine viene messo in uno stato di semi ibernazione, allo scopo di rallentare ogni sua funzione vitale e neurale. Tramite un’avanzata tecnica di body imaging, è possibile, quindi, fare una scansione completa del suo corpo nello stato esatto in cui si trova. La scansione registra l’esatta attività che si sta svolgendo nell’organismo, compresi i pattern di scariche neurali attualmente attivi, con uno scarto di errore bassissimo, dovuto al fatto che l’organismo non è completamente congelato, ma solo notevolmente rallentato. Il risultato è l’immagine esatta dello stato del soggetto in quei precisi istanti, che viene poi utilizzata come base per stampare, tramite un apparato di modellazione biologica, il duplicato del soggetto originale. In circa sette giorni, il replicante è perfettamente ricostruito e viene rianimato. Il soggetto originale, nel frattempo, ha già finito il periodo di convalescenza e gli esami medici necessari.

La tecnica e gli strumenti sono stati ideati dalla facoltà di bioingegneria di Pechino. Tuttavia, le implicazioni etiche della duplicazione umana, ne impedirono qualunque applicazione pratica fino a quando non vennero sviluppati, in collaborazione con la facoltà di neuroscienze del Newcastle e di intelligenza artificiale di Tehran, gli algoritmi di manipolazione delle immagini biologiche.

Grazie ad essi, è possibile alterare la struttura biologica, genetica e mnemonica dell’immagine, ottenendo un duplicato che, partendo dal modello originale, si differenzia per qualche caratteristica fisica e cognitiva.

Modifichiamo l’immagine, cioè il modello in formato digitale, che altro non è che una struttura dati. è la rappresentazione statica di uno stato corporeo. Tengo a precisare che in quello stato non vi è alcuna consapevolezza. Noi lo rimodelliamo e manipoliamo il suo funzionamento cognitivo, in modo che abbia le caratteristiche ed i comportamenti desiderati. Talvolta viene usato erroneamente il termine “riprogrammazione”, ma non facciamo una vera a propria programmazione. Allo stato attuale non ci è possibile addentrarci in una tale complessità. Quello che siamo in grado di fare è d’individuare alcuni pattern di comportamenti e scegliere se rinforzare, oppure inibire. Una volta trasferito su base biologica, il comportamento del soggetto approssimerà in modo soddisfacente i modelli euristici elaborati per esso. La sua libertà d’azione rientra statisticamente nei limiti delineati dalla nostra manipolazione. Questo è ciò che li differenzia dagli umani originali.

Prof. Fer Sloathis, cattedra alla facoltà di intelligenza artificiale di Tehran

La dichiarazione del professor Sloathis, diventò la posizione ufficiale e comunemente accettata riguardo ai duplicati, che popolarmente vengono chiamati anche replicanti, richiamando un noto film fantascientifico del passato. Tuttavia, non tutti sono della stessa opinione, specialmente nell’ambito della filosofia. La dottoressa Ran Tyquat ci spiega perché.

Si vuol distinguere fra un originale ed un duplicato, sulla base del fatto che, essendo il secondo manipolato in modo che i suoi comportamenti rientrino nei modelli euristici prestabiliti, esso non abbia libero arbitrio e quindi sia più simile ad un macchinario, che non ad un essere umano. Osservando gli esseri umani, troviamo però che anche il loro comportamento rientra sempre in modelli euristici precisi, e questo su più livelli, nonostante non sia stata fatta un esplicita e diretta manipolazione a priori. Ad alto livello, l’istruzione, l’imitazione di comportamenti osservati in altri individui, la socializzazione, sono attività che formano i nostri comportamenti e li fanno convergere all’interno dei limiti utili per poter conservare la società, la specie, lo status quo politico e via dicendo. Una bassissima percentuale di individui umani originali, si sognerebbe mai di uccidere, di rifiutare qualunque contatto isolandosi dalla società, di farsi vedere in pubblico con un aspetto esteriore considerato sconveniente, di mettere in pratica comportamenti antisociali. I nostri comportamenti sono ampiamente prevedibili in moltissimi ambiti, perché frutto di una programmazione che è implicita del nostro essere in questo particolare ambiente. Ad un livello superiore, siamo esseri con un arbitrio a libertà limitata esattamente come i duplicati di coscienza manipolati. Se poi andiamo ad osservare a livelli più bassi, cellulare, atomico, ci accorgiamo che anche quella piccola libertà sparisce completamente, e diventiamo meccanismi i cui comportamenti sono determinati. Siamo macchine esattamente come i duplicati. Di conseguenza, non siamo ancora liberi dalle implicazioni etiche che alcuni miei colleghi ritengono di poter scartare.

Equo compenso

Le ricerche, finanziate da un consorzio che comprendeva i maggiori colossi aziendali internazionali della tecnologia e dell’intrattenimento, banche e governi, successivamente, cominciarono a mostrare le loro applicazioni pratiche. I settori che più beneficiarono di questa tecnologia, furono i ministeri della difesa, e l’industria dell’intrattenimento. I costi al dettaglio, erano molto elevati anche a causa di una curiosa controversia nata proprio con i rappresentanti dei maggiori distributori e produttori musicali e cinematolografici.

Dobbiamo considerare la memoria di un duplicato al pari di una qualunque unità di memorizzazione di massa. Quando la memoria di un originale viene copiata, otteniamo un duplicato le cui esperienze passate sono identiche a quelle dell’originale. Avrà ascoltato e guardato le opere degli artisti, di cui noi proteggiamo la proprietà intellettuale, che l’originale aveva ascoltato e guardato. Queste opere, conservate nella sua memoria, queste esperienze avute… Sono una copia. In pratica, abbiamo due individui che hanno beneficiato del prodotto dei nostri artisti, ma di cui solo uno dei due ha pagato per l’esperienza avuta.

Vadelau Orff, P.R. della IRIA, International Recording Industry Association

Venne quindi estesa la tassa sull’“equo compenso” anche ai costrutti mnemonici ma, non essendo possibile quantificare il numero di ricordi riguardanti le opere protette da copyright, si decise di optare per una cifra forfettaria molto elevata.

Per questo motivo, solo governi e grossi colossi industriali potevano permettersi l’applicazione di questa tecnologia. Ma le cose erano destinate a cambiare, grazie allo sviluppo ulteriore delle tecniche di manipolazione e all’apporto di una tecnologia che, fino ad allora, era stata sviluppata al di fuori del progetto, cioè la microingegnerizzazione biologica, la branca della bioingegneria che permette di creare equivalenti di circuiti, microprocessori, trasmettitori ad onde radio, mediante materiale organico. Grazie ad essa, si può estendere l’organismo umano tramite apparecchi completamente biocompatibili, dalle funzioni equivalenti a quelle dei circuiti elettronici, ed in futuro, grazie alla manipolazione genetica, di far nascere individui che sviluppino spontaneamente queste tecnologie. Tuttavia, non siamo ancora arrivati a quel traguardo che, siamo sicuri, porrà nuove e controverse implicazioni etiche e giuridiche. Pensiamo alla questione dei brevetti sugli apparecchi sviluppati ed al fatto che gli individui geneticamente modificati potrebbero tramandarli ai propri figli.

Il primo scandalo

è in questo contesto che avvenne il primo scandalo nella storia della duplicazione della coscienza. Un, allora poco conosciuto e schivo miliardario di nome Giusen Nocklit, riuscì, tramite le proprie conoscenze, ad essere il primo privato cittadino ad avere un duplicato di sè ad uso personale. Quello che fece fare, però, non fu una semplice copia, ma una versione femminile di sè stesso, manipolata per provare attrazione verso di lui. “Penso che non possa esistere al mondo una rappresentazione più veritiera del termine ‘anima gemellà.” dichiarava Giusen in un’intervista dell’epoca. La notizia fece presto il giro del mondo, suscitando per lo più moti di disapprovazione e di scherno. “Penso che non possa esistere al mondo una rappresentazione più veritiera del termine ‘real doll'” rispondeva il famoso comico Rolf Path, facendo il verso alla dichiarazione del miliardario. L’opinione pubblica era, pressapoco, unanime. In parte accusando Nocklit di egocentrismo e di aver inventato una nuova forma di prostituzione, ed in parte prendendosi gioco della sua supposta incapacità a relazionarsi con persone ‘verè. Investita da questo scandalo, l’inusuale coppia decise di sparire dalla circolazione, facendo perdere le proprie tracce. Il documento più recente che ci è giunto, è un toccante filmato che ritrae il volto provato Ary Nocklit, il duplicato femminile di Giusen.

So quello che sono. Ho sentito tutto ciò che la gente dice di me e di Giusen. Capisco quello che possono pensare perché, credetemi, spesso lo penso anch’io… Che io non sia vera, che sia una specie di inganno, uno strumento, una simulazione… Non so dire esattamente cosa io sia. So solo quello che provo, ma se lo esprimessi, sono sicura che non verrei creduta. Purtroppo, a causa di ciò che sono, di quello che si dice che io sia, e delle continue intrusioni nella nostra vita privata, sono diventata la principale causa di sofferenza di Giusen. Non avevo mai immaginato che potesse succedere questo. Nè io, nè lui lo immaginavamo. Come potete capire come ci si sente? Io lo conosco bene. Io sono lui. Lo sono stata, fino ad un certo punto. Lui ha avuto me, ma per me, è come se fossimo assieme da tutta la vita. Come potete capire cosa significhi essere la causa del dolore della persona che si ama e che si conosce così bene? E di non poter fare nulla per farla stare meglio, perché è proprio la tua presenza, la tua esistenza a farla soffrire. So che molti pensano che ciò che provo non sia autentico, perché sono stata manipolata per provare dei sentimenti nei suoi confronti. Ma questi sentimenti, non importa quale sia la loro origine, io li provo davvero. Per me, sono reali allo stesso modo in cui ritenete reali i vostri. Ce ne andremo. Spariremo dalla circolazione cercando di far perdere le nostre tracce, nella speranza di poter finalmente vivere in pace. Per favore, non cercateci più.

Attualmente, non si sa ancora dove siano fuggiti, ma il clamore suscitato da questo caso, si affievolì presto quando i notiziari smisero di parlarne.

Continua...

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