Come scaturisce la coscienza nel cervello? In questo capitolo darò prova che ciò non accade. Possiamo spiegare come l’attività cerebrale dia origine alla coscienza solo se riconosciamo che ciò che conta per la coscienza non è l’attività neurale in quanto tale, bensì l’attività neurale in quanto immersa nella più ampia azione e interazione di un animale con il mondo che lo circonda. Questo non è che un altro modo per dire che l’attività neurale di per sé non determina la coscienza. La mia idea è che il lavoro compiuto dal cervello ha la funzione di facilitare un modello dinamico di interazione che coinvolge, oltre al cervello, anche il corpo e l’ambiente. L’esperienza è messa in atto dagli esseri coscienti con l’aiuto del mondo.
read moreLibero arbitrio e responsabilità morale
La credenza nel libero arbitrio ci ha portato sia il concetto religioso di "peccato", che la nostra dedizione verso la giustizia penale. La corte suprema degli Stati Uniti ha definito il libero arbitrio come un fondamento "universale e persistente" del nostro sistema di leggi, distinto da "una visione deterministica della condotta umana in contrasto con i precetti di base del nostro sistema di giustizia penale" (United States v. Grayson, 1978). Eventuali sviluppi intellettuali che minaccino il libero arbitrio, sembrerebbero come mettere in dubbio l'etica del punire le persone per il loro cattivo comportamento.
read morePerché non siamo il nostro cervello (prefazione)
Riporto una parte della prefazione del libro Perché non siamo il nostro cervello, pubblicato nel 2009. L’autore è Alva Noë, filosofo esternalista.
read moreLa dichiarazione di Cambridge sulla coscienza
In questo giorno del 7 luglio 2012, un significativo gruppo internazionale di neuroscienziati cognitivi, neurofarmacologi, neurofisiologi, neuroanatomisti e neuroscienziati computazionali sono riuniti all’Università di Cambridge per riesaminare il sotto strato neurobiologico dell’esperienza cosciente ed i relativi comportamenti negli animali umani e non-umani.
read moreIn incognito in un macello
Della violenza nei macelli e nell'industria alimentare si sono già dette moltissime cose e penso che la questione sia sufficientemente chiara a chiunque non si rifiuti di prendere in considerazione i fatti conosciuti. Quello che mette in evidenza quest'intervista è un aspetto meno discusso e, a mio avviso, molto più interessante. Si parla infatti di come sia possibile che l'esercizio della violenza diventi accettabile e normale da parte delle persone che la operano direttamente e da chi, da questa violenza, trae beneficio.
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