Avrei iniziato il post su questo freschissimo romanzo di Massimo Spiga dicendo che sembra il figlio ibrido de La trilogia degli Illuminati di Robert Shea e Robert Anton Wilson, Hyperion di Dan Simmons oppure La fine dell'Eternità di Isaac Asimov, e la fantascienza satirico mistica di Moebius, ma non avendo trovato questi autori tra le fonti dirette d'ispirazione in coda al libro (indirettamente però, il citato Hakim Bey di T.A.Z. si definisce discordiano, come i protagonisti della trilogia degli Illuminati), credo che le similitudini siano una coincidenza utile per consigliare il libro a chi ha già apprezzato tutte queste opere.
Abbiamo D, un viaggiatore del tempo, discordiano e partigiano che combatte per scardinare una dittatura galattica che si estende retroattivamente a tutte le ere. Creatura umanoide postumana proveniente da un lontanissimo futuro, potenziata dalla tecnologia ed in simbiosi con una IA il cui avatar sembra uscito dritto da un videogioco. Nella sua lotta contro l'avversario che gli sta dando la caccia, il Giallo, si schianta in una zona povera di Roma, incrociando la sua vicenda con la vita della ragazzina Perla e del vagabondo mistico e altermondialista Tao.
Una cosa molto interessante è il modo in cui vengono trattati i viaggi nel tempo. Spessissimo, questo è un tema che tende a far emergere storie e sceneggiature incoerenti, oppure che necessitano di una rigida struttura per poter restare in piedi (vedi La fine dell'Eternità). Nel caso di Paradox, come ci si può immaginare dal titolo, l'autore decide di sporcarsi le mani con i paradossi e l'alterazione della realtà, narrando d'interventi sull'orlo della rottura dei principi di causalità, ma nonostante questo, la storia rimane in piedi, anche per merito della sospensione d'incredulità che riesce a far mantenere fino alla fine del romanzo.
Fin dalle prime pagine ti rendi conto che il tono è decisamente punk, nelle situazioni, nelle idee che esprime, e nel linguaggio. L'arrivo di D, lo porta ancor di più nella direzione di un anarchismo cosmico che abbraccia gli ideali di liberazione quadrimensionalmente. Il ritmo della narrazione è sempre abbastanza sostenuto e ricorda Snow Crash di Neal Stephenson, tanto da farmi pensare che anche Paradox sia stato ideato col mezzo del fumetto in mente. La storia, nonostante i piccoli spoiler che questo post e la descrizione sul sito della Acheron Books, vi stanno rifilando, è ricca di sorprese ed idee interessanti.
Consiglio la lettura ad appassionati di fantascienza, aderenti alla religione discordiana, anarchici, transumanisti e punk.
Roma, oggi. La vita di borgata di Perla, adolescente randagia, si trascina fra le rovine di una famiglia disastrata e una suburra popolata da spacciatori, tossici e criminali di piccolo cabotaggio. L'unica nota di colore in questa periferia cronica e in bianco e nero è il barbone Tao – un mistico che vede cose che la feccia del quartiere non può capire. Per esempio il Cubo, un fenomeno alieno che appare di tanto in tanto nel cielo livido della città. Ma quell'impossibile geometria è l'avanguardia di qualcosa d'altro. Il Cubo deflagra contro la borgata, devastandola, e libera le due entità intrappolate al suo interno: il feroce e inarrestabile Giallo, e D, il Gatto dei Portali. La loro lotta, intrappolata in un loop temporale infinito, è solo la propaggine di una guerra universale fra potenze cosmiche impossibili anche solo da immaginare. Perla, imprigionata nel cronoclisma scatenato dal Cubo, si troverà a combattere per la salvezza della sua famiglia, del suo quartiere e, forse, dell'intero universo...
Massimo Spiga, figlio ibrido e pazzo dei fumetti lisergici di Grant Morrison e dei saggi acidpunk di Hakim Bey e di Marco Philopat, disgrega la fantascienza e la ricompone in un mutante narrativo autodivorante, ambientando un calibratissimo delirio burroughsiano in una borgata dei Ragazzi di Vita di Pier Paolo Pasolini.
Link a: Paradox su Acheronbooks