Ma come si può uccidere un bambino?

Girato nel 1976 dal regista uruguaiano-spagnolo Narciso Ibáñez Serrador, "¿Quién puede matar a un niño?", tratto dal romanzo El juego de los niños di Juan José Plans, appartiene al filone satirico e di critica sociale del genere horror, ed è un film di culto abbastanza controverso. Alcuni paesi, fra cui Finlandia ed Islanda, l’hanno addirittura messo al bando. Nel 1977 vinse il premio della critica al Festival internazionale del film fantastico di Avoraz.

La pellicola inizia mostrando immagini di repertorio in bianco e nero, prese dalle più recenti tragedie e guerre di quel periodo: l’olocausto nazista, le guerre in Vietnam e Corea, le guerre civili africane. In questi primi otto minuti, viene evidenziato come a fare le spese di tutte queste follie siano sempre i bambini.

Sulle soleggiate spiagge della Spagna, una giovane coppia sposata, Tom e Evelyn, quest’ultima, in attesa di un bimbo, sta trascorrendo la sua vacanza in attesa di imbarcarsi verso l’isola di Almanzora, a pochi chilometri dalla costa. Il paesaggio ed i colori sono luminosi e soleggiati, l’opposto di quello che ci si aspetterebbe da un film horror. Arrivati all'isola, essa appare come se fosse stata abbandonata in tutta fretta. Carretti dei gelati incustoditi, un pollo carbonizzato dimenticato sul girarrosto ancora in funzione… Tutto è deserto.
Il sole splendente ed il cielo limpido non bastano a trattenere il senso di inquietudine provocato dallo scoprire, abitazione dopo abitazione, che tutta l’isola sembra innaturalmente disabitata. Gli unici abitanti dell’isola, sembrano essere dei bambini, che paiono guardare questa coppia di turisti con curiosità e diffidenza.

¿Quién puede matar a un niño? Non ci vorrà molto perché s'inizi a svelare l’orrore nascosto dietro a tutto questo: i bambini dell’isola sembra siano stati presi da una strana follia omicida contro tutte le persone adulte che incontrano. La cosa più terrificante è l’innocenza con la quale commettono gli omicidi: sono sorridenti, si comportano esattamente come se stessero giocando. La scoperta avviene sotto gli occhi increduli di Tom: una bambina sottrae il bastone ad un vecchio, ed inizia a picchiarlo violentemente fino a quando non smette di muoversi. Al tentativo di Tom di fermarla e di chiederle, quasi in lacrime: “Perché? Perché l’hai fatto?”, la bambina risponde con una divertita risatina e scappa in un vicolo.
Da questo momento in poi, la tensione sale sempre più. La coppia scopre che ci sono alcuni superstiti e cerca di raggiungerli per aiutarli e fuggire assieme. Uno di questi è un uomo in stato di shock, dal quale riescono a farsi raccontare cosa sia successo. Ripensando alle immagini iniziali, sembra quasi che i bambini si stiano prendendo una rivincita sugli adulti, che troppo spesso li hanno messi da parte e li hanno resi vittime dei loro “giochi di guerra”. L’uomo racconta che i bambini si sono svegliati, una notte, e scesi in strada tutti assieme, hanno iniziato ad andare casa per casa, cantando e festeggiando, mentre aggredivano e massacravano gli adulti. Increduli, Tom e Evelyn chiedono all’uomo come hanno fatto dei fanciulli a sopraffare degli adulti, ma questi risponde con una domanda: “Come si può uccidere un bambino?”. Una domanda che fa riflettere anche per via del contrasto con ciò che è stato mostrato nell’introduzione. Poco dopo, arriverà lì una bambina che prenderà per mano l’uomo, e se ne andrà. Tom cercherà di fermarlo, ma lui continuerà a seguire la bambina. Si fermerà solo un attimo per dire, come per giustificarsi: “è mia figlia”, poi sparirà, facendo la stessa fine degli altri.

Il film prosegue in un crescendo sempre più terrificante. La situazione descritta crea un terrore doppio: la paura che i bambini uccidano i protagonisti, e quella di vedere i protagonisti uccidere dei bambini, anche solo per difendersi. È una situazione senza via di scampo.

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