M

Capolavoro di Fritz Lang del 1931, il primo di Lang ad avere l’audio. M è il mostro di Dusseldorf, un assassino di bambine che per mesi ha spaventato una città di più di un milione di abitanti. Imprendibile. Colpiva apparentemente senza alcuno schema, non lasciva indizi e non aveva segni visibili di squilibrio.

Una persona assolutamente normale, fino a quando in lui non scattava il meccanismo che lo rendeva un assassino di bambini. In questo film, dalle atmosfere fortemente noir, il mostro, Hans Beckert, è interpretato in modo divino dal grande Peter Lorre. Talmente perfetto da mettere i brividi con un semplice sguardo o una smorfia. Quando fischietta sommessamente per le strade, o lo si vede cercare di controllarsi dopo aver scorto una bambina, quando le si avvicina, o quando si sente braccato e agisce come un animale feroce in trappola. Raramente ho visto interpretazioni così intense. Ogni sua inquadratura fa percepire la sua imprevedibilità e gli sforzi che compie per trattenere la ferocia.
Il suo monologo finale, nel quale spiega la propria situazione e la propria pazzia, è qualcosa che lascia senza parole.

M Il film è considerato un capolavoro dell’espressionismo tedesco, assieme ad altri come “Il gabinetto del Dottor Caligari” e non lascia nulla al caso. Dalla psicologia dei personaggi, alle reazioni degli abitanti, spaventati da questo sfuggente infanticida. In questo film viene mostrata tutte la gamma di comportamenti che solitamente si manifesta in tali situazioni di crisi: la paranoia per la quale qualsiasi persona vista in compagnia di un bambino viene sospettata o addirittura accusata di essere l’assassino, l'impotenza delle autorità di fronte ad un nemico sfuggente contro cui si prova a mettere delle taglie, si propone di aumentarle, fare più retate e più controlli. È interessante notare che, a distanza di quasi ottant’anni, le reazioni delle persone siano le stesse. Basti pensare a quando appare nella cronaca un caso di violenza su bambini. Oltre alle reazioni delle persone comuni, si vede anche l’impatto che una scheggia impazzita come il mostro, ha nell’ambiente della malavita organizzata. L’aumento dei controlli ad opera della polizia rischia di mettere a repentaglio gli affari della criminalità, la quale si organizza per scovare ed intrappolare l’assassino. Ma non finisce qui, perché il film offre anche una precisa riflessione riguardo alla pena di morte, ed alla sua applicazione contro le persone che non sono coscientemente responsabili delle proprie azioni. Nel processo che viene svolto nell’ultima parte del film, si sentono molte opinioni a riguardo. Le stesse, attualissime, che emergono puntualmente riguardo alla pena di morte ed alla giustizia pubblica contro quella privata. In definitiva, questo è un Signor Film, che consiglio a chiunque.

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