Nel villaggio, da qualche tempo, le cose andavano male. Le coltivazioni non crescevano più come una volta. A causa di questo, la gente stava cominciando a morire di fame.
Quando le situazioni diventano disperate, si sa, è il momento in cui iniziano a verificarsi strani miracoli e comincia a fare capolino la magia. Correva voce che sulla cima della montagna vicina, un altissimo pinnacolo di roccia senza la minima vegetazione o vita animale, ci fosse una pianta magica, dalla capacità di donare un enorme potere al primo che ne avrebbe mangiato. Molta gente cercò di avventurarsi in solitaria su questa montagna, ma senza successo. Alcuni capi famiglia decisero di organizzarsi meglio per portare a termine l’impresa, ma non riuscirono a trovare un accordo su come sarebbe poi stato usato il potere della pianta magica.
Alcuni rivendicavano il diritto di privilegiare la propria famiglia, se fossero stati loro a compiere la difficilissima impresa. Altri preferivano tenere segreto il proprio progetto, dicendo che era troppo complesso per essere spiegato, ma che avrebbe portato grandi benefici. Altri ancora affermavano che avrebbero lasciato quel potere ai più poveri ed ai più deboli, perché nessuno più di coloro che avevano conosciuto di persona il dolore e la miseria, sarebbe stato in grado di fare buon uso del potere. L’avrebbero certamente usato per aiutare tutti, senza più distinzioni e discriminazioni. Il protagonista di questa storia era uno di loro.
Ogni eroe partì separatamente, sostenuto ognuno dalla propria famiglia e da chi credeva il lui. Dato che l’impresa era molto dura e difficile, ogni fazione sosteneva il proprio campione donandogli una parte delle proprie già scarseggianti risorse. Così, di volta in volta, a seguito dell'eroe, partivano delle spedizioni per portargli cibo, abiti nuovi e strumenti utili, in sostituzione a quelli che si danneggiavano durante il tragitto. Il nostro protagonista procedeva con fatica nella sua scalata. Talvolta dovendo difendersi dai tentativi di sabotaggio dei suoi avversari, talvolta dall'ambiente ostile. Il pensiero del bene che avrebbe fatto a tutti ed il sentirsi apprezzato e supportato dai propri famigliari ed amici gli dava la forza di proseguire, Quando si guardava indietro vedeva la gente del villaggio sempre più piccola e la immaginava seguire con lo sguardo la sua scalata. Li vedeva guardare in alto e talvolta festeggiare quando pensava di aver raggiunto una nuova importante tappa. Gli approvvigionamenti erano quasi sempre regolari. Talvolta capitava che per qualche giorno, non arrivasse nessuno a portargli degli strumenti nuovi e del cibo, ma appena la successiva staffetta lo raggiungeva, portandogli il necessario per vivere e per proseguire la scalata, lui ne era sempre estremamente grato, e teneva molto a mostrarlo.
Più si avvicinava alla meta, più diventava elettrizzato, orgoglioso e pieno di speranze e progetti per il potere che avrebbe acquisito. Gli abitanti del villaggio diventavano sempre più piccoli e le staffette meno frequenti, ma a lui sembrava che lo stessero sempre sostenendo ed attendendo con speranza. I tentativi di sabotaggio ed i furti da parte degli avversari avvenivano invece sempre più spesso e talvolta anche lui era stato tentato di rendere, occhio per occhio, ciò che gli altri gli facevano.
Dopo molte settimane, arrivò vicinissimo alla meta. Da qualche giorno non giungevano più staffette, e gli abitanti del villaggio, verso i quali si rivolgeva ogni volta che si trovava in difficoltà per cercare conforto, ormai erano meno che dei puntini. Si sentì solo e temette che lo avessero abbandonato. Forse gli abitanti non credevano più in lui, ma avrebbero dovuto avere fede nella rivoluzione che avrebbe portato a beneficio di tutti. Una volta acquisito il potere della pianta magica, li avrebbe fatti stare tutti bene. Non sarebbero vissuti nel lusso, ma non sarebbe nemmeno mancato loro il necessario. Sarebbero stati tutti felici ed in armonia. Il suo era certamente uno spirito nobile ed altruista, se confrontato a quello di alcuni suoi avversari che, mano a mano che l’impresa diventava sempre più dura e gli approvvigionamenti scarseggiavano, restringevano sempre di più il gruppo di persone che avrebbero aiutato con il proprio nuovo potere, una volta acquisito. Alcuni decisero di condividere il proprio potere solo con la famiglia, che avrebbe provveduto anch'essa, prima a se stessa e poi agli altri. Altri avrebbero tenuto il potere solo per se, utilizzandolo per gli altri solo in cambio di favori e sudditanza. Altri ancora avrebbero donato parte del proprio potere a persone di fiducia ed organizzato un sistema strutturato e complessissimo per gestirlo e fare il bene della gente in base a quanto essa lo meritasse, il tutto deciso in base a calcoli molto complessi.
Il nostro protagonista, sempre più attanagliato dalla solitudine e dall'idea che la gente del villaggio l’avesse abbandonato, in un giorno molto freddo, perse la presa sulla roccia ed iniziò a cadere.
Fu proprio durante la caduta che capì. Vide gli uomini di staffetta, morti durante i tragitti per raggiungerlo. Altri che si furono fermati per utilizzare loro stessi il cibo e gli strumenti donati dalla gente del villaggio. Altri ancora che tornarono indietro, per riferire di aver trovato loro stessi la pianta miracolosa, chiedendo di essere serviti in cambio di miracoli. Ma la maggior parte di coloro che vide, durante la lunghissima caduta, erano solamente morti nel tentativo di raggiungerlo per portargli cibo, abiti e strumenti.
I puntini del villaggio, che quand'era così in alto e vicino alla pianta portentosa, vedeva talmente piccoli da essere quasi invisibili, durante la caduta, ritornavano ad avere sempre più la forma delle persone, e le loro azioni diventavano più chiare e comprensibili. Alcuni lo osservavano davvero nella sua scalata, con la speranza sempre forte, che lui avrebbe ottenuto il potere magico ed avrebbe fatto del bene a tutti. Ma molti di quelli che a lui sembrava stessero facendo questo, invece, erano semplicemente morti. Tutte le risorse che mandavano a lui, per sostenerlo nella missione, erano cibo, abiti e strumenti, che avevano tolto a loro stessi. Molti altri di quelli che sembravano esultare, stavano invece lottando per rubare all'altro le risorse che avrebbero poi mandato all'eroe nel quale credevano di più. Altri invece si azzuffavano nel rubarle per sé stessi. Ed anche fra loro, i morti erano a decine.
Nelle ultime frazioni di secondo che precedettero lo schianto a terra, gli sembrò di vedere alcune persone che aveva notato solo di sfuggita durante l’organizzazione della sua spedizione. Erano molto lontane dalla periferia del villaggio, vicino a delle case abbandonate che avevano restaurato. Li vide coltivare la terra in un modo che non aveva mai visto prima. I terreni che prima erano usati per le patate, ora erano coltivati a ravanelli, su quelli dove prima veniva coltivato il grano, ora vi crescevano piante di fagioli. E crescevano come non li si vedeva più da anni. In tutta la sua vita, né lui, né nessun altro degli eroi delle spedizioni avrebbe pensato ad un’idea simile. Era convinto che fosse necessario avere più potere, un potere magico e superiore, per poter dare vita e benessere a tutte le persone del villaggio. Solo in quel momento si ricordò che alcune di quelle persone, si erano sempre opposte all'idea della spedizione per ottenere il potere di salvare tutti. Esse sostenevano, che avrebbero dovuto semplicemente collaborare fra di loro per trovare, tutti assieme, una soluzione per salvarsi dalla carestia, e che la ricerca del potere avrebbe causato solo guai e sofferenza.