Platone, gli animali e la guerra

Da "I filosofi e gli animali"

In Platone, la gerarchia dei viventi non è una scala, ma una immensa ruota empedoclea con azione reciproca basso-alto / alto-basso: le anime compiono percorsi di caduta e di ascesa e la loro liberazione può avvenire solo attraverso l’esercizio della giustizia in questo mondo. Con l’uccisione degli animali sono penetrate nella vita dell’uomo ingiustizia e guerra (analoga tesi in Pitagora, Teofrasto e Porfirio).

La guerra è una forma di caccia, ma il cacciato è l’uomo. La caccia è propedeutica alla guerra, serve ad abituare al sangue, allo sforzo necessario per uccidere. Tutte le tecniche della caccia sviluppano doppiezza e spirito d’inganno, aspetti che sono agli antipodi delle virtù che la Polis della Giustizia esige dai suoi cittadini.
Nell’ordine politico dell’ingiustizia e della sopraffazione, i sacrifici di sangue, il mattatoio, la violenza fisica e quella del denaro erette a leggi sono iscritte in un unico ordine degenerativo.

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