L'Irrazionalizzabile

Ultimamente, sembra che moltissime persone si stiano interessando alle questioni religiose, dal punto di vista sociale e filosofico. Vorrei dare un mio contributo alla questione filosofica, partendo da un punto di vista poco discusso.

Molto spesso le discussioni si fermano sulla possibilità o meno dell'esistenza di un Dio, limitandosi al solito scontro fra teisti ed ateisti limitata al commento di qualche testo religioso. Ritenendo poco probabile l'esistenza di un Dio come quello descritto dai maggiori testi sacri, il discorso che andrò a fare, sarà più astratto.

Mi si potrebbe dire "Può esistere un Dio, non concepibile dall’umana ragione". Questa affermazione mi pone in una situazione senza via d'uscita. Non mi è possibile negarla o confermarla, perché l'unico mio mezzo per fare ciò, passa proprio attraverso la ragione. È un analogo teologico del primo teorema di Gödel. L'unica cosa che posso fare con una simile affermazione è non rispondere, o rispondere "mu", come fosse un koan zen.

La domanda stessa, nelle sue premesse, esclude qualsiasi possibilità di risposta, in quanto toglie alla persona che deve rispondere l'unico mezzo a sua disposizione per poter trovare una qualunque risposta, o di immaginare un tale oggetto.

La stessa idea che abbiamo di Dio è frutto della ragione, così come dell'esistere. Perché, quindi, chiamare questo oggetto "Dio", piuttosto che Squandli, Mapoppi o Tef? "Può esistere un Mapoppi, non concepibile dall'umana ragione".

Se ciò che cerchiamo è il mistico, non ci è necessario cercarlo in un Dio già razionalmente codificato da numerosi testi religiosi. La sola idea di un oggetto non concepibile dall'umana ragione, la ricorsione che essa genera, può suscitare ammirazione e contemplazione pari e forse maggiore dell'idea di un Dio codificato ed antropizzato. Allo stesso modo, una simile mistica può essere trovata in tutto ciò che è infinitamente grande, piccolo, complesso o, appunto, incomprensibile. La scala delle distanze cosmiche, della densità atomica nella materia visibile e del rapporto di distanza fra nucleo ed elettroni atomici, della complessità della vita che emerge da essi tramite numerose intermedie complessità fra cui quelle cellulari, dell'incomprensibilità di come da della materia che pare non contenere in sé alcuna informazione riguardo alla mente, essa vi possa emergere, dell'idea stessa di emergenza. L'idea di una mente che osserva se stessa nell'atto di osservarsi, come due specchi rivolti l'uno verso l'altro nei quali non si può vedere il centro dell'immagine, ma solo l'infinito riflettersi del suo confine.
Il pensiero che qualsiasi persona incontrata racchiuda e sia tutto questo, tutta la complessità, la sua unicità al pari della tua e che di esse, di queste complessissime macchine di atomi, da cui emergono molecole, organizzatissime cellule il cui contenuto e funzionamento si auto organizza senza governo centrale o programma condiviso, DNA, organi, cervello interfaccia fra corpo, ambiente e mente, che influenzano e vengono influenzate dal tutto, sia qui ed a portata di mano, e di essa ce ne siano molte, tutte a loro modo uniche e racchiudenti tutta questa complessità ed una quantità di informazioni astronomica.

Ce n'è a sufficienza da restare al tempo stesso atterriti ed affascinati.

Pale Blue Dot

"Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. E’ qui. E’ casa. E’ noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni ‘superstar’, ogni ‘comandante supremo’, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto là, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica. Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un puntino.

Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l’illusione che abbiamo una qualche posizione privilegiata nell’Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c’è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi. La Terra è l’unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c’è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora. Che vi piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. E’ stato detto che l’astronomia è un’esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo.

Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto.

Carl Sagan

La “Pale Blue Dot” è una fotografia del pianeta Terra scattata nel 1990 dalla sonda Voyager 1, quando si trovava a sei miliardi di chilometri di distanza. L’idea di scattare una foto della Terra dai confini del sistema solare è stata dell’astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan (New York, 9 novembre 1934 – Seattle, 20 dicembre 1996).

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