Idee sulla Natura

Quando penso razionalmente alla natura, coincide con l'esistente ed è quindi un'idea omni-inclusiva, ma nel comune discorrere, si tende ad usare un concetto di natura relativo e localizzato: quella parte della natura con cui abbiamo frequenti relazioni e che si avvicina all'idea comune d'ambiente floristico e faunistico selvatico.

Come Goethe, non riesco ad ammettere che qualcosa possa essere contro-natura o esterno alla natura. “Nel tentare di opporci alla Natura noi, nell'atto stesso di farlo, operiamo secondo le leggi della natura!”

Quelle che chiamiamo leggi della natura, sono deduzioni ed induzioni che deriviamo dall'analisi dell'osservabile e razionalizzabile. Lo si osserva nel succedersi delle varie teorie scientifiche, dei pensieri filosofici e religiosi. Razionalmente ed istintivamente convincenti, fino a quando non emergono teorie e idee che risuonano ancora meglio con l'ambiente fisico e culturale del momento e che riescono a spiegare in modo più completo ciò che veniva descritto dalle precedenti.

Forse non potremmo mai conoscere perfettamente ed oggettivamente la natura nel suo totale complesso. Abbiamo moltitudini di menti all'opera, siamo in grado di costruirci strumenti per estendere queste menti, ma fra noi siamo macchine simili, con caratteristiche comuni. Come potremmo accorgerci di eventuali vizi sistemici?

Questo motivo mi porta ad essere critico sul positivismo scientifico. Capita spesso che proprio infrangendo il metodo, si riesca a fare quel pensiero laterale, fuori dallo schema, che riesce a portare la ricerca al di fuori del vicolo cieco. A tal proposito, sono molto interessanti le posizioni di due filosofi della scienza: Imre Lakatos e Paul Feyerabend.

Tanto meno affidandosi ad altri dogmi, di tipo religioso ad esempio, si riuscirà a trascinare avanti questa conoscenza così aleatoria. È necessario essere sempre critici riguardo ad ogni idea, ascoltare i saggi, i maestri, ma mai diventare fedeli ad essi.

Comprenderli e poi abbandonarli allo stesso modo in cui, nella maturazione dell'individuo, esso ama ed eleva a divinità i genitori durante l'infanzia, per poi gradualmente contrastarli, cercare indipendenza nell'adolescenza e quindi staccarsene, abbandonando anche l'antagonismo dell'adolescenza mano a mano che sviluppa una personalità indipendente.

La natura include, ma non è corrispondente a quel fatterello che ci coinvolge da vicino e a cui noi diamo moltissima importanza, chiamato vita.

La natura non è stata distrutta durante il periodo delle glaciazioni o dell'estinzione dei dinosauri. L'ambiente terrestre si è modificato diventando inadatto alla continuazione della vita di alcune specie, mentre altre hanno continuato a vivere. Eppure, dal punto di vista dei dinosauri, saremmo stati tentati di affermare che la caduta del meteorite avrebbe distrutto l'ambiente, la vita e forse la natura tutta. Saremmo stati dinosauro-centrici, come ora siamo antropocentrici, ed in entrambi i casi bio-centrici.

Quando pensiamo di poter distruggere la natura, ci sopravvalutiamo. Quello che facciamo quando crediamo di distruggere la natura è solamente rendere meno vivibile per la nostra specie ed altre l'ambiente nel quale siamo immersi, da cui dipendiamo e dal quale ci siamo formati.

Da tutti i punti di vista, si tratta sempre di adattamenti ed aggiustamenti. La differenza fra l'uomo ed un castoro, sta nella portata delle modifiche che esso può effettuare.

Contenere le nostre capacità di modifica del territorio, della flora e fauna terrestre ci conviene. Facendo così, evitiamo che le generazioni future si trovino in situazioni di sopravvivenza sempre più difficili. È una necessità morale e di sopravvivenza per la nostra specie.

L'ambiente, come la natura, non si può né distruggere, né estinguere. Chiamiamo ambiente anche la superficie di Marte, Venere, o altri pianeti dove non potremmo vivere, ma se l'ambiente terrestre si trasformasse fino a diventare come quello marziano, saremmo tentati di pensare che sia stato distrutto, perché lì vi moriremmo.

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