Molte persone giustificano la loro abitudine di mangiare animali, affermando che essi sono nati per quello scopo. Ma cos'è e da dove ha origine uno scopo?
Uno scopo esiste solo in presenza di una volontà che lo esprime. Lo scopo della forchetta, come strumento, nasce dalla volontà del suo costruttore di avere un mezzo che gli permetta di infilzare comodamente il cibo. Ma lo scopo di una roccia quale sarebbe? La roccia è un oggetto formatosi spontaneamente in seguito ad una serie di cause ed interazioni fra materia, al di là dal controllo e dalla volontà umana. La roccia diventa uno strumento, ed acquisisce uno scopo, quando una persona desidera esercitare la propria volontà e ritiene che quella roccia possa servirgli. Nel caso di un essere vivente e senziente, si tradurrebbe in una prevaricazione della volontà di chi definisce quello scopo, rispetto alla volontà di chi se lo trova suo malgrado assegnato.
Chi ritiene che gli animali, o le rocce, abbiano uno scopo in relazione all'uomo, può farlo credendo che quello scopo sia stato attribuito dall'uomo stesso, oppure da un'altra entità dotata di volontà, come ad esempio un dio creatore. Nel primo caso, il fatto che lo scopo non sia intrinseco, ma dipendente dalla volontà di chi quello scopo ha assegnato, è presente già nelle premesse. Di conseguenza, se gli animali avessero uno scopo, sarebbe solo perché noi l'abbiamo creato in relazione a noi stessi, egoisticamente. Potremmo dire che un lombrico non ha alcuno scopo, fino a quando a qualcuno non viene la brillante idea di utilizzarlo per farsi i lacci delle scarpe. Lasciamo che questa abitudine si radichi nei secoli, e troveremo gente pronta ad affermare con convinzione, che i lombrichi nascono per diventare lacci da scarpe. Nel secondo caso, ci si potrebbe voler chiedere per quale motivo un dio creatore dovrebbe portare all'esistenza degli esseri senzienti, in grado di avere una vita completa, riprodursi, evolversi, organizzarsi in società, se il loro scopo fosse solamente di diventare nutrimento per l'uomo.
Non sarebbe più semplice crearli senza tutte questa complessità e queste caratteristiche, così simili a quelle umane e nelle quasi siamo spesso in grado di specchiarci, riconoscendovi un destino comune di mortalità ed impermanenza, empatizzare osservando analoghi dei nostri stessi comportamenti, come la capacità di provare emozioni, dolore e paura, caratteristiche fondamentali per poter preservare la propria vita fuggendo o reagendo ai pericoli mortali, per poi dargli come scopo l'essere uccisi e mangiati dall'uomo? Perché costringere l'uomo a fare questo, invece di, più semplicemente, permettergli di coglierli, inanimati, su degli alberi, come fossero frutta?
Sembrerebbe un dio crudele, quello che pianifica tutto ciò. Ma d'altronde, perché dare a degli esseri una vita talmente instabile che necessiti di continui interventi per essere mantenuta? Bere, mangiare, ripararsi dalle condizioni ambientali pericolose... Perché far sì che senza tali interventi si patisca, spronando quindi gli esseri viventi ad affannarsi per sopravvivere? Ricordo di una scena in Dune, nella quale un prigioniero del malvagio barone Harkonnen era stato da lui avvelenato, e l'unico modo per non morire era di leccare periodicamente l'enzima prodotto dal pelo di un gatto che era stato messo in cella con lui. Forse, converrebbe smetterla di attribuire uno scopo agli esseri viventi o chiedersi quale sia e meditare sulla comune condizione condivisa da tutti gli animali umani e non umani.