Anarchia, antispecismo e dipendenza

Mesi fa, sulla rivista "A rivista anarchica" ci fu un lungo dibattito riguardo ad anarchia ed antispecismo. La questione era se l'anarchismo dovesse o meno includere fra i suoi assiomi, assieme al rifiuto di sessismo, militarismo, razzismo, anche il rifiuto dello specismo, ovvero "l'attribuzione di un diverso valore e status morale agli individui a seconda della loro specie di appartenenza", in una morale che rifiuti coerentemente ogni forma di dominio e sfruttamento.

La conclusione di alcuni, è stata che, tradizionalmente, l'anarchismo è una ideologia umanista e che non è "obbligato" ad occuparsi delle altre specie. Dal mio punto di vista, è una motivazione insoddisfacente. Innanzitutto, ritengo che per l'anarchismo le tradizioni non siano vincolanti, anche se comprendo che situazioni simili siano tipiche delle controculture: sul lungo periodo, esse tendono a cristallizzarsi come descritto anche da Max Stirner in L'Uno e la sua proprietà.

Tuttavia, il problema di fondo, rimane sulla coerenza dell'idea di rifiutare ogni tipo di sfruttamento.

Al di là dell'aspetto scientifico e filosofico - parlando di filosofia della mente, uno dei filosofi più influenti degli ultimi quarant'anni, Douglas Hofstadter, scrittore di Gödel, Escher, Bach, è vegano - vi è l'aspetto morale, cioè: non posso permettermi di cedere all'agire in modo sopraffatorio, con nessun essere senziente che mi si presenti. È una questione morale individuale.

In conclusione, vorrei cercare di andare un po' oltre all'idea di dominio, dato che non penso che esso sia la causa prima di tutti i mali, ma che emerga da elementi diversi quali la violenza e la dipendenza. Se la violenza è facilmente identificabile e comprensibile, il rapporto fra dominio e dipendenza è meno esplicito. Nessuno dovrebbe essere messo in condizione di dipendere da altri. Chi dipende si espone alla sopraffazione ed al dominio, in quanto subordinato alla persona o all'entità da cui dipende. Per questo motivo, ad esempio, affidarsi a delle istituzioni per chiedere loro di fare qualcosa per noi (sia con le buone che con la forza), non è un agire anarchico.

"...chiedere al potere di riformare il potere... che ingenuità!" recitava Gian Maria Volontè nei panni di Giordano Bruno.

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